Foggia calcio, con il Monopoli i primi campanelli d’allarme! 

Foggia sotto la Nord dopo la sconfitta con il Monopoli (foto: Antonello Forcelli)

Un incidente di percorso. Così è stato derubricato il “cappotto” rimediato con il Monopoli. Un’interpretazione che solo il tempo potrà certificare come la più prossima (o meno) alla realtà. Occorre però non sottovalutare le indicazioni giunte dalla “maldestra” serata dello Zaccheria. Che va analizzata – secondo noi – trattando alcuni spunti come piccoli campanelli d’allarme. La perfezione balistica del Gabbiano ha ovviamente sparigliato. Tre gol antologici. Tre traiettorie difficili da pronosticare, almeno una – però – leggibile meglio da un portiere (ci perdoni De Lucia se siamo costretti a citarlo di nuovo!) che sinora non ha rappresentato una sicurezza per la sua difesa. Fare un passo in più per coprire lo specchio può starci ma l’avanzamento eccessivo è esercizio virtuoso che solo uno come Courtois può permettersi. Tra i pali c’è scioltezza, fuori… siamo un po’ all’azzardo.

Detto questo, però, la lettura analitica del confronto non può limitarsi a “decodificare” un eventuale errore dell’estremo difensore o a sottolineare il piglio creativo dei tre battitori del Monopoli (che peraltro sono stati protagonisti di una prestazione eccellente). Si sono visti limiti tecnici e caratteriali, seppure da contestualizzare in una notte popolata da incubi e streghe. Come purtroppo era facilmente prevedibile, infatti, le assenze a centrocampo sono state un fattore. Con una coppia di centrali non dediti alla costruzione e senza i due giocatori con le caratteristiche più simili a quelle di un metronomo (Danzi e Da Riva), la zona nevralgica del campo è stata masticata solo con mestiere e senza ispirazione da un Mazzocco vagamente “legnoso” e da un Vezzoni che – non sappiamo se per indicazioni della panchina (ma ne dubitiamo!) – scivolava spesso e volentieri verso l’esterno che per natura è il suo terreno di caccia preferito. La sintesi è stata una garibaldina assenza in molte delle traiettorie di passaggio del Monopoli che dopo l’uno due firmato Viteritti-Calvano avrebbe potuto approfittare con più cinismo di una mediana avversaria in sontuosa difficoltà!

Tutto colpa del modulo? Ci pare un facile disimpegno. Pure piuttosto scontato. Contano i princìpi, non il sistema. In più ci sono stati i quindici minuti iniziali caratterizzati da ritmo, personalità e da un Salines tornato a vestire i panni dell’incursore. In sostanza, il Foggia aveva iniziato sulla falsariga di Bari, con gli stessi attaccanti e sicuramente con la medesima idea di gioco: pressare alto e sfruttare le qualità degli esterni. Il sorpasso del Gabbiano (sino alla prodezza di Viteritti sostanzialmente innocuo!) è stato invece mortifero. Ha cambiato le carte in tavola. E si è portato a rimorchio un dubbio sulla personalità dei ragazzi di Brambilla. È come se i rossoneri avessero spento la luce. Misure saltate e carattere in vacanza. Gli episodi sono decisivi. Sempre e comunque. Ma – al netto dei già citati problemi di formazione – la risposta emotiva dei satanelli è stata incredibilmente fragile. Mancava un leader (il forfait di Tascone, da questo punto di vista, è stato pesante, vista anche la condizione approssimativa di Gargiulo) e la solidità è andata bersi un “thé caldo” negli spogliatoi.

Il 4-2-3-1 è uno schema che se non applicato con predisposizione negli aiuti e nell’occupazione degli spazi “morti” diventa molto rischioso, soprattutto quando si è ancora in una fase di crescita fisica e tattica. Il quesito che il passo «falsissimo» contro il Gabbiano ci lascia è proprio questo: c’è la consapevolezza che serve essere votati con ferocia e concentrazione alla compattezza di squadra se si vuole proseguire con profitto su questa strada? Già a Latina, contro una compagine ostica e “affamata” come quella di mister Padalino, avremo delle risposte. 

Tornando a bomba per chiudere allora: è stato solo un “incidente di percorso”? Ci fidiamo di Brambilla, delle sue parole e delle sue convinzioni. Il campo però ha sempre una grande capacità comunicativa e – da osservatori – non possiamo trascurare i messaggi che ci invia. Se non ne tenessimo conto, infatti, commetteremmo un peccato di omissione giornalistica. Che a noi, sia chiaro, proprio non garba…