Foggia calcio, e ora? Pensieri e suggestioni in totale anarchia…

I giocatori del Foggia esultano dopo il gol di Santaniello al Catania (foto Antonello Forcelli)

E ora? C’è ancora spazio per i sogni di gloria rossoneri o l’obiettivo è chiudere in fretta per concentrarsi su un futuro che resta – comunque – quantomeno imperscrutabile? La sconfitta di Latina è sembrata fisiologica dopo una lunga rincorsa che aveva consumato ruote, motore e neuroni. Quella con la Casertana è stata frutto degli eventi. Ingiudicabile ma a referto. La ribellione, l’ombra lunga di Scatena a coprire il sole della rinascita… rinnovate allergie alle giacchette una volta nere oggi variopinte (anche il fischio è diventato “fashion”), recrudescenze di giudizio – peraltro comprensibili – sull’incapacità del tecnico di gestire i cambi.

Tutto vero. Ma adesso cosa si fa? Il mio amico Pasquale tifa per l’11° posto. Il primo, con ogni probabilità, che lascia fuori dalla giostra post season! In sintesi, tutti a casa: coronarie preservate e via a una programmazione che deve essere chiara e celere. Un punto di vista per alcuni non condivisibile ma – a nostro avviso – doverosamente rispettabile, perché arriva da chi i gradoni dello stadio li ha sempre consumati con orgoglio, da chi ha preservato la sua radicalità foggiana anche nei momenti più bui. Da chi conserva la sua sciarpa rossonera come paramento di un credo fideistico!

A noi, malgrado tutto però, quel «tarlo funesto» di un playoff «fuori ordinanza» stuzzica ancora. Perché è adrenalinico. Perché è follia insana. Perché è idolatria dell’illusione. Giocare con ambizione è l’obiettivo delle prossime tre partite. Nulla di più! Esprimersi in passione, facendo appello a risorse che paiono sconosciute. La scure del Giudice Sportivo, l’immagine di Millico in ospedale… le certezze volate via dopo l’apoteosi della rimonta, le “cassandre” sempre «civettanti»: tutto sembrerebbe riportare alle angosce di qualche settimana fa, quando la paura di un volo senza paracadute era ragione di vita. Gli errori (ad esempio: l’ingenuità – o forse l’eccessiva generosità – in occasione del primo gol della Casertana è da matita rossa agli esami del buon senso) ci sono stati, il “magic moment” sembra sfumato ma c’è sempre qualcosa per cui vale la pena di lottare. Rispondere alle “novelle sfighe cosmiche”, tanto per dirne una. Non abbandonarsi alla mestizia, “dimenticare” il Taranto o Torre del Greco: eccone altre! Sfidare l’impossibile. Cercare la catarsi nei meandri più reconditi di una stagione surreale…

Il resto, il “dopo”, non riteniamo dipenda troppo da un playoff dignitoso o arrembante. C’è un flusso magmatico che influenzerà il futuro societario del Foggia, i suoi progetti più o meno sostanziosi. Il clima, l’ambiente ancora intossicato, l’intervento della DDA, le cicliche (e a volte indefinite) voglie di cedere o acquistare dipingono un panorama d’infinità incertezza. Nei cromosomi del satanello c’è l’istinto del martire, la vocazione alla sofferenza; in più – in questo momento storico – c’è la realtà di uno stadio in fase avanzata di desertificazione, c’è la sensazione potente di un popolo disorientato quando non “rassegnato”. C’è l’idea forte, sempre più radicata nei vicoli della città, che a Foggia non si possa fare calcio in tranquillità.

Ecco perché – ancora una volta – ci si aggrappa al campo. Al “demonio” della contesa, alle sensazioni che si provano quando l’undici rossonero sale le scalette dello Zaccheria. Il Foggia ci deve credere. Il traguardo è alla portata, nonostante il pessimismo cosmico si sia di nuovo impossessato di astri e satanelli! Il Potenza per reagire, l’Audace Cerignola per ricordare… Kontek, Konteek, Konteeek!!!

Non è passato neppure un anno. La voce di Antonio Di Donna a squarciare i cieli di Capitanata. Il cuore oltre l’ostacolo. Roba che non si ripeterà, certamente… Ma perché rinunciare al brivido dell’impossibile? “Ci alleniamo per vivere queste partite”, dicono i giocatori. E noi le attendiamo per raccontarle. Perché il calcio – sarà pure una ciclopica banalità – non è e non sarà mai solo un gioco! Spegniamo il computer. La mente s’acquieta. È l’ora dell’attesa. Speriamo non duri troppo!

Gianpaolo Limardi