Era nelle previsioni la serata fredda allo Zaccheria che ha tenuto lontano dallo stadio i tifosi e la poca affluenza sugli spalti non ha regalato la cornice di pubblico che il match con l’Avellino meritava. Al novantesimo il gelo calato sullo stadio era ancora più evidente dopo la terza sconfitta consecutiva dei rossoneri dall’inizio del girone di ritorno. Un gennaio da dimenticare potremmo dire con la squadra che vive probabilmente il momento più difficile di tutta la stagione. Ciò che dispiace è che si era tanto parlato e criticato delle gare a porte chiuse che ci si attendeva qualche presenza in più per sostenere la formazione rossonera che, mai come in questo momento, ha bisogno di sentire il calore del popolo rossonero. Dispiace vedere la curva nord completamente deserta, un atteggiamento sicuramente condivisibile per le delusioni che questo campionato sta regalando ai tifosi, ma probabilmente i processi andrebbero fatti alla fine continuando a rimanere al fianco di Rizzo e compagni. Coletti cambia gli uomini in campo ma i princìpi di gioco e il modulo sono quelli che il tecnico canosino vorrebbe trasmettere al gruppo squadra. Ma, come accaduto anche a Giugliano, i rossoneri approcciano molto bene alla sfida dando l’impressione di poter tenere testa al più quotato avversario e manovrando con decisione e mostrando anche qualche ottima individualità. Il gol di Millico, tra i più positivi, aveva illuso i presenti allo stadio con il Foggia che ha continuato ad insistere dalle parti di Ghidotti sfiorando anche il raddoppio prima di incappare nelle solite amnesie difensive in occasione dei due gol degli irpini. Coletti al termine del match ha parlato di fragilità, di limiti caratteriali che nulla hanno a che fare con il modulo. Su questa dichiarazione però vorremmo un attimo dissentire perchè è evidente che la formazione in campo manca di lucidità soprattutto in fase di impostazione quando è votata all’attacco e quando si perde troppo spesso palla a centrocampo e si subiscono le ripartenze avversarie che trovano sempre impreparata la difesa che era il reparto che più di tutti funzionava nell’era Cudini. In tribuna lo sguardo del patron Canonico la dice lunga sulla delusione che, già al termine del primo tempo, si è impadronita dell’ambiente rossonero. La ripresa non solo ha confermato le difficoltà dei rossoneri, che non riescono ad uscire dal tunnel in cui si sono infilati, ma ha acuito le preoccupazioni di una stagione fallimentare più che dignitosa. Probabilmente, non ce ne voglia il buon Coletti, il momento difficile necessita di un intervento immediato da parte della Società chiamata ad individuare al più presto un allenatore di carisma e capace di tirare fuori la squadra da questa situazione pericolosa. Tanta buona volontà, che non basta, e questa sera è venuto meno anche il carattere a questi ragazzi. Coletti aveva chiesto venti “animali” in campo ma non si è vista la giusta cattiveria che serve in questa categoria. Un gruppo che, al primo intoppo, va in bambola e presta il fianco all’avversario senza alcuna reazione. Continua la delusione e il Foggia continua a prendere schiaffi anche nel girone di ritorno. Foggia non merita tutto questo, la Foggia sportiva non merita di essere sbeffeggiata in questo modo. Il terzo stop consecutivo probabilmente ha detto che il Foggia necessita di un allenatore concreto, capace di dare, in tempi brevi, una organizzazione di gioco e concetti idonei a risollevare le sorti della formazione rossonera. Ma ha anche detto che questo Foggia ha bisogno di gente di esperienza, di carattere e di categoria, gli “animali” di cui parlava Coletti nella conferenza di presentazione del match. Alla chiusura del mercato mancano ancora una decina di giorni e si fa ancora in tempo a cambiare guida tecnica e quei calciatori che probabilmente hanno esaurito la loro esperienza in maglia rossonera. Bisogna fare chiarezza e capire su chi si può contare davvero. Ma bisogna farlo in fretta…