“E’ una torrida sfida” quella che attende Zeman sulla panchina del Foggia. Il quarto ritorno a casa del Maestro, a distanza di dieci anni dall’ultima volta, è quanto di più romantico ci si potesse aspettare dal nuovo duo targato Canonico-Pintus, ma è anche, come sempre quando da queste parti si decide di puntare sul boemo, un concentrato di emozioni difficili da addomesticare.
Scegliere Zeman come primo atto della propria esperienza foggiana significa, infatti, innanzitutto dichiarare apertamente le proprie ambizioni. Zeman non si pone sulla panchina rossonera per vivacchiare a metà classifica né tantomeno per mantenere la categoria. Zeman è una scelta identitaria che presuppone una piena coscienza di ciò che il calcio rappresenta per questa terra.
Il bagno di folla che sabato pomeriggio ha accompagnato la presentazione del tecnico davanti i cancelli dello Zaccheria testimonia, semmai ce ne dovesse ancora essere bisogno, quanto manchino i grandi palcoscenici al popolo rossonero e quanto rivedere da vicino il principale artefice della gloria passata abbia ridestato gli entusiasmi che le ultime stagioni avevano sopito.
Il prossimo passo da compiere, dunque, è quello di mettere a disposizione del mister una rosa di giovani talenti affamati, come egli stesso ha dichiarato in conferenza. Nessun nome altisonante. Piuttosto un gruppo di ragazzi disposto a seguire il tecnico lungo il percorso di crescita tipico di ogni sua compagine.
L’impressione è che Zeman, a dispetto delle sue 74 primavere, sia quello di sempre. Determinato a far sognare una terra che di recente lo ha consacrato in via ufficiale come proprio cittadino ma che da sempre lo considera un figlio. Il quarto atto di Zemanlandia sta per cominciare e Foggia non vede l’ora di viverlo.