Il timbro del Dieci sulla stagione rossonera

Curcio esulta dopo il gol del pareggio (Foto: Antonello Forcelli)

La grande stagione dei ragazzi di Marchionni, terminata con l’eliminazione al secondo turno della fase Play-off ad opera del Bari di Auteri, porta impressa a caratteri cubitali la firma del fantasista e numero dieci Alessio Curcio.

Il talento beneventano, approdato a Foggia la scorsa estate e reduce da una stagione tutt’altro che esaltante con la maglia del Catania ha infatti infiammato, seppur nella desolante cornice di uno Zaccheria orfano della propria gente, i cuori dei tanti sostenitori rossoneri, con giocate e dribbling d’alta scuola e una classe sopra le righe, accompagnati dalla bellezza di 13 centri stagionali messi a segno tra regular season e spareggio Play-off.

Numeri davvero niente male per un ragazzo che nel capoluogo dauno sembra aver ritrovato quello smalto che in varie fasi della sua carriera da professionista sembrava aver smarrito, a tal punto da fargli prendere in considerazione, per sua stessa ammissione, l’ipotesi di un addio precoce ad un mondo, quello del calcio, a cui invece sembra poter ancora offrire i suoi anni migliori.

Noi, del resto, ci auguriamo possa continuare a deliziare questa piazza, che per storia e tradizione gode di un palato piuttosto fine in fatto di numeri dieci, e che, come poche altre in Italia, sa coccolare i propri beniamini ed ergerli ad eroi cittadini.

Di fatto, Curcio ha ancora un anno di contratto con il Foggia e, a quanto sembra, nessuna intenzione di cambiare aria. La sua riconferma sarebbe un segnale di continuità importante lanciato dalla nuova proprietà, a dispetto di questi giorni roventi in cui diversi punti fermi della passata stagione stanno salutando la squadra uno dopo l’altro.

La certezza di poter contare anche il prossimo anno sul talento e sulla fantasia del Dieci rappresenterebbe il primo grande colpo dell’era Pintus, ma per trattenere il giocatore la prima cosa da fare è rispedire al mittente i tanti rumors di mercato delle ultime ore, e per farlo servono in primis progettualità e pianificazione. Doti che da queste parti, purtroppo, mancano da un po’.