“Un passo alla volta mi basta”, diceva Gandhi. La sua filosofia, uno stimolo. I suoi pensieri, uno spunto di riflessione. La notte del silenzio si è conclusa con il grido sordo dello Zaccheria. Il Foggia ha iniziato la sua scalata. “Avanzare di un passo è sempre un sogno, e questo sogno mi tiene sveglio”, parole scolpite nel freddo da Reinhold Messner, l’alpinista per antonomasia. Potenza del risultato, sosterrebbe qualcuno. Indiscutibilmente vero! La vittoria è come una scintilla di luce nella cupidigia del buio. C’è stato di più però. Non la cifra qualitativa. Ancora latitante. Ma certamente sacrificio, umiltà e intraprendenza, doti che Francesco Moser, eroe romantico della pedalata, definì sue “(…) compagne di viaggio”. Il campione trentino era convinto che facendo “(…) un passo alla volta e con i piedi ben piantati per terra”, nessuna meta fosse irraggiungibile! E detto da uno che spazzò via il Record dell’Ora su pista (che apparteneva al cannibale Merckx) all’età di 32 anni volando a oltre i 51 km/h, ci si può credere!
Il Foggia è una creatura che mister Cudini sta appena svezzando. Con sincerità d’impegno. La prestazione del capitano insegna. Il Gara ha interpretato il suo nuovo ruolo (non solo tecnico!) con ammirevole attitudine. Ha centellinato le scorribande, ha chiuso le diagonali, ha capito che non poteva ricordare. Che doveva dimenticare l’epopea gloriosa del terzino goleador! Le incursioni arriveranno, come le sovrapposizioni ripetute. Era necessario però dare l’esempio. Il progetto di «D’Artagnan» Cudini ha bisogno di moschettieri che sappiano condividere la scuola di pensiero oltre che le lame affilate. E chi indossa la fascia è il primo a dover proteggere la corona! L’obiettivo numero uno era quello di acquisire solidità. Contro il Giugliano si è ripartiti dunque dalla compattezza difensiva. Marzupio e Carillo, rocciosi e fisici, hanno concesso un solo tiro agli ospiti. Rizzo si è applicato con attenzione, rivelandosi insuperabile nell’uno contro uno: l’anno di addestramento da “braccetto” continua a dare i suoi frutti. Per ulteriori informazioni, chiedere al talentuoso Di Dio (uno che “può giocare in tutte le categorie”, secondo il suo allenatore Di Napoli), obbligato a gironzolare lontano dall’out di competenza.
Un discorso a parte – invece – merita il portiere. Nobile ha sbagliato tanto, troppo (anche se gli va fatto un plauso per la parata su Bernardotto). La scelta di puntare su di lui si è rivelata quantomeno azzardata se non errata. Era fermo da molto tempo e il “timing” sulla palla, soprattutto nelle uscite alte, si è dimostrato ancora in… ferie. Detto questo, noi crediamo (ma è opinione diffusa tra tecnici e preparatori!) che l’alternanza tra estremi difensori crei solo confusione. Uno è il titolare; gli altri sono riserve. È legittimo che Cudini voglia conoscere meglio il materiale a sua disposizione, ma va presa una posizione netta, senza equivoci. Così come occorre ragionare sugli avanti. Le opzioni sono varie, ma nessuna convince appieno dal punto di vista realizzativo. E se Beretta, che pure non è mai stato un bomber seriale ma perlomeno ha presenza e capacità, si mantiene a stretto contatto con i problemi fisici, il discorso per il Foggia si complica.
Ci sarà tempo comunque per tornare su tutti questi argomenti. Intanto è stato fatto un piccolo passo in avanti. Ed è sufficiente. Almeno per ora. L’Avellino di Pazienza è alle porte. Mettiamo un altro mattoncino. “Un passo alla volta mi basta”: è il Mahatma a indicare la via da percorrere…