Ecco le parole espresse dal DS Leone e dall’allenatore Zauri in conferenza stampa.
Leone: “Mi fa piacere della presenza numerosa e sono molto felice di essere qui. La situazione non è al momento delle migliori ma quando il Presidente Canonico ha chiamato, sono corso subito a Foggia. Ho tanta voglia di cominciare a costruire. So di essere l’ultimo arrivato in casa Foggia, ma ci tengo a fare subito le condoglianze alle famiglie dei ragazzi scomparsi.
Ho accettato la proposta del Presidente perché ci siamo subito piaciuti dopo aver parlato tanto. Non mi interessa la durata del contratto perché fosse per me resterei a Foggia dieci anni. Però è giusto conoscerci, confrontarci e magari anche scontrarsi. Siamo liberi da vincoli e possiamo esprimere al massimo quello che siamo e non ho quindi paura della durata breve del contratto. A me non interessa cosa è successo fino a ieri, ho chiesto ai ragazzi tanto lavoro anche perché non abbiamo tanto tempo a disposizione. Chiedo anche aiuto alla tifoseria del Foggia: so di cosa è capace e non ho bisogno di fare il ruffiano perché so cosa è Foggia. Qui si è fatto calcio vero e quando venivo qui in macchina pensavo alla storia che si è fatta qui e quella che si può fare, ma bisogna che tutti ci crediamo, compresi gli addetti ai lavori. Sarà un percorso lungo e sicuramente non sarà facile, ma abbiamo cominciato oggi. Ci tenevo a precisare una cosa, su richiesta del Presidente: Belviso si è dimesso, rinunciando all’incarico di direttore dell’area tecnica.
Il lavoro di mercato verrà fatto più avanti e non posso dire adesso come opererò. Mi piace anche stuzzicare l’orgoglio dei ragazzi, che magari ora sono fischiati e non stanno rendendo al massimo. Il bello del calcio è che si può passare da brocchi a fenomeni e viceversa da una domenica all’altra. A loro ho dato due mesi di tempo per dimostrarci che quel che hanno fatto fino ora non era da loro, aspettandoci uno scatto d’orgoglio da parte loro. Poi capiremo cosa ci servirà. Io non credo molto nel mercato di gennaio, perché è difficile trovare giocatori pronti e spesso chi è stato fermo e ci mette un mese a mettersi in condizione. A volte chi è dentro casa può tirare fuori qualcosa che finora non c’è stato e permettere di trovare una soluzione all’interno.
Ai ragazzi ho chiesto di diventare squadra, che è la cosa più importante. Aiutarci perché è una cosa non bella e per uscire dalla palude bisogna tutti fare un passo indietro, fare un esame di coscienza e lavorare. Piccoli dettagli, come una corsa in più per i compagni, possono fare la differenza.
Posso dire che, per come sono fatto io, sono stato praticamente 15 anni a Lanciano e credo solo ed esclusivamente al progetto. Bisogna circondarsi di persone che possano credere come te in un sogno. Sono stato sette ore in ufficio con il Presidente che mi parlava di contratto e io gli ho risposto che volevo venire qui a Foggia e non mi interessava del contratto. Ho saputo che la squadra Primavera si allena all’una e per me questa cosa non va bene. Sapere che a Foggia non c’è una struttura dove poter allenare questi ragazzi, mi dispiace. Siamo entrati qui stamattina alle 9 e lo faremo tutti i giorni. Voglio risolvere anche problemi del settore giovanile, perché fa parte della visione del futuro del Foggia e mi piacerebbe fare un progetto a lungo termine. Sono stato cinque anni e Terni e ne sarei rimasto altrettanti se il Presidente non fosse diventato Sindaco. Pensavamo di fare un doppio allenamento ma non possiamo farlo perché al pomeriggio non abbiamo il campo. Sicuramente farò di tutto per risolvere qualcosa, insieme a chi di dovere può aiutarci.
Ho scelto mister Zauri perché abbiamo lavorato insieme a Pescara in Serie A quando lui era collaboratore di Oddo e durante l’anno intravedevo in lui delle qualità e parlavo col Presidente della possibilità del suo spazio futuro. Mi permisi di proporgli la panchina in Serie A, ma Zauri è una persona leale, oltre che bravo, e per correttezza verso mister Oddo decise di non accettare. Vinse il campionato di Primavera 2 l’anno successivo a Pescara, quindi conosco le sue potenzialità e ci ho messo due minuti a decidere che lui fosse l’allenatore giusto per venire qui. Ci voleva qualcuno con il fuoco dentro e con la volontà di risolvere i problemi e arrivare. Questo è il nostro obiettivo e so che si butterà nel fuoco insieme a me. Non ho nemmeno alzato il telefono che aveva già preso il treno per venire qua, senza parlare di soldi né nulla e sono felice di lavorare con lui. Io sono un DS molto presente e starò con la squadra 24 ore al giorno. Mi piace il campo e voglio essere un aiuto, un supporto, due occhi in più per vedere le cose, anche se in alcune situazioni dovrò chiudere un occhio o tappare un orecchio. In panchina non vado perché altrimenti prenderei solo multe dato che nella panchina aggiuntiva non potrei nemmeno alzarmi. Poi lì serve l’allenatore, non il Direttore, ma so di essere in buone mani”.
Zauri: “Ringrazio il Presidente Canonico e il DS Leone per avermi scelto e dato questa grande opportunità. Basta guardarsi intorno per capire dove si è e per me è stata una grande gioia accogliere quest’offerta. Mi associo alle condoglianze: leggere i nomi nelle curve è stato emozionante.
Sappiamo che nel calcio le durate dei contratti non sempre sono veritieri, perché spesso ci si ritrova ad andare via dopo pochi mesi. Ho giocato allo “Zaccheria” e so cosa vuol dire venire in questo stadio. Oggi l’obiettivo principale è quello di invertire la rotta, perché finora evidentemente si è fatto troppo poco. Bisogna ripartire e sicuramente qualcosa prima si è sbagliato, ma ci sono tante armi per tirarsi fuori da questa situazione. Sappiamo che i giocatori non sono stati presi per fare questo tipo di campionato, ma starà a me tirare fuori da loro il meglio.
Ho visto già qualcosa del Foggia e oggi ho fatto il mio primo allenamento, sicuramente conoscerò meglio i calciatori. I moduli non sono importanti quanto l’atteggiamento. La rosa è allestito in un certo modo, quindi non credo di potermi discostare molto dal modulo visto fino a oggi. A me piace giocare con i tre davanti, i quattro dietro pure ci sono, rimarranno da mettere i tre in mezzo.
Non devo nascondermi e so che sono giovane come carriera di allenatore. Ho visto dei ragazzi che hanno negli occhi tanta sofferenza dal punto di vista calcistico. Quando le cose vanno male spesso chi paga è l’allenatore, ma i calciatori sanno di essere i primi responsabili. Se pensiamo a quello che è successo però non ne usciamo. Dobbiamo risvegliare la loro voglia e l’entusiasmo, perché questa piazza dà qualcosa di incredibile. Sono sicuro che da domenica vedremo l’atteggiamento di una squadra che vuole fare bene e spero che a questo si aggiungano anche i risultati.
Personalmente non faccio la formazione con la carta d’identità ma con quello che vedo in settimana. Non bisogna responsabilizzare troppo i giovani o colpevolizzare troppo chi ha giocato di più. L’importante è tirarsi fuori, non con chi. Devo conoscere bene anche le caratteristiche mentali di alcuni calciatori, non solo quelle tecniche.
Il concetto si squadra si riferisce anche al migliorare quanto visto fino ad oggi. Il problema è sia per i gol non fatti che quelli presi. Il poco equilibrio può essere dettato da mille situazioni e quando succede si prendono ammonizioni e subiscono ripartenze. Alle volte l’eccesso di generosità fa male perché può creare problemi. I calciatori che ho a disposizione in avanti sono molto bravi, anche se essendo arrivato oggi sarebbe presuntuoso dire che ho capito tutto. In questo momento c’è bisogno che i ragazzi diano il 300% e so che anche i tifosi lo faranno, come hanno già fatto finora.
L’esperienza a Malta per me è stata fantastica. Ci sono andato con grande curiosità e per me è stato stimolante. Sono molto ambizioso, sono marsicano e quindi sono cocciuto e ignorante come si dice da noi. Sono partito a 12 anni per andare a Bergamo e mi sono proiettato da solo nel mondo degli adulti. Malta non era un passo indietro per me, era importante muovermi. Mi hanno fatto sentire un re, mi hanno messo in mano una squadra molto forte, con tutto il campionato che si gioca in tre stadi, con livello molto più alto di quello che sembri.
Per lo staff ho ereditato tre elementi e ho aggiunto il mio vice Lucchini.
Parlare di quello che non andava dal punto di visto fisico sarebbe anche poco corretto nei confronti di chi mi ha preceduto. Non abbiamo dei Maradona in squadra e per vincere bisogna correre 90 minuti e se qualcuno sarà stanco verrà sostituito. Mi devo concentrare su chi sta bene perché ci sono degli acciaccati”.