Vuthaj, con il gol nel proprio Dna

Ci piace ricordare i giudizi di chi ben conosce Dardan Vuthaj, il goleador del Foggia, avendolo allenato, entrambi ex allenatori del Foggia, ovvero Ninni Corda che tanto credette nel ragazzo lanciandolo nel Savona all’età di 15 anni e Marco Marchionni che lo ha consacrato a Novara come goleador dove ha raggiunto il record delle 37 reti realizzate (35 in campionato) in una sola stagione di D, conclusa con la vincita del torneo.

Ecco i giudizi dei due tecnici. Partiamo da Ninni Corda: «Dardan è un giocatore straordinario, ha esordito con me a Savona all’età di 15 anni. Mi ricorda Icardi, è dotato di una mobilità in campo straordinaria e corre come un “matto”. Farà sicuramente bene a Foggia.»

Ed ecco invece Marco Marchionni che conosce invece il Vuthaj maturo: «Dardan è un calciatore forte che saprà dimostrare le proprie qualità. È un ragazzo che si impegna tanto in ogni allenamento e che cerca sempre di migliorarsi. Il Foggia ha preso un attaccante vero che se messo nelle condizioni di potersi esprimere al meglio farà grandi cose.»

Un’infanzia sofferta

Da piccolo non aveva niente, a volte neanche da mangiare. I suoi sono scappati dall’Albania a causa della guerra e poi sono venuti in Italia. È cresciuto in una famiglia povera, dormiva con il pallone. Suo padre, una volta in Italia, si è reinventato muratore. La guerra ha cambiato tutto e si è dovuto adattare. I mesi in cui non c’era lavoro, bisognava stringere la cinghia.

Ha sempre voluto giocare a calcio. Non per diventare famoso, ma per mantenere la mia famiglia. Tuttora parte del suo stipendio è destinato a loro. Quand’era piccolo scendeva in campo e pensava, “farò di tutto per farli stare bene, senza problemi, come hanno fatto loro con me”. Nel tempo è diventato l’idolo di tanti appassionati di calcio ed opnionisti sportive che seguono le statistiche sulle scommesse sportive e le ultime news de mondo sportivo italiano.

Il goal nel sangue

Suo padre è stato capocannoniere del Partizan Tirana, ha giocato a calcio per anni. Oggi ne ha 50, ma se gli metti un pallone tra i piedi si gira e segna con la stessa facilità di quando ne aveva venti.

«Tre anni fa ho lavorato con lui come muratore.» ha raccontato Dardan «Non ho preteso un soldo. Gli serviva una mano e gliel’ho data. Ha fatto centinaia di sacrifici per farci stare bene, e finalmente, nel mio piccolo, sono riuscito a ripagarlo.»

Sacrifici, valori e tanta umiltà

Le origini non semplici, seppur dure da metabolizzare, paradossalmente diventano la molla che consente a Vuthaj di farsi largo nel mondo del calcio. Da ragazzino era fortissimo, ma aveva la testa da un’altra parte. Non era pronto per fare il calciatore. Era istintivo, incosciente, borioso, credeva di essere il migliore e lo dava a vedere. Del resto, in vita sua, aveva affrontato cose che nessun altro aveva vissuto, quindi non voleva farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Tuttora, quando perde, cambia umore e s’inalbera, ma gestisce meglio le situazioni.

Un giorno con la Primavera

Segnò tre goal ad Albano Bizzarri, e quando fece tripletta pensò “vabbè, mi sono assicurato la convocazione in Serie A”. Invece… segnava, i ‘grandi’ stravedevano per lui, poi arriva Juric (all’epoca tecnico della Primavera rossoblù) e lo mette in panchina. Il tutto all’improvviso. Inoltre, da extracomunitario, non poteva giocare in Serie B o in Serie C, nonostante le tante offerte, così si ritrovò a Chiavari in D. Pensò di mollare tutto. Non riusciva a fare niente, non segnava mai, era come se in campo non ci fosse. La testa era da un’altra parte.

Il talento e la caparbietà vincono su tutto

Sinistro implacabile, opportunismo, bravura nel gioco aereo e dinamismo accompagnato da una buona struttura fisica: Vuthaj è moderno ed allo stesso tempo in grado di sfruttare quel ‘killer instinct’ dei bomber vecchia scuola, facendosi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto. Per capirlo meglio, basta godersi in rassegna la valanga di reti segnate quest’anno.