Foggia, per continuare a crescere servono leggerezza e… paura!

Il Foggia prima della partita contro l'AZ Picerno (foto Antonello Forcelli)

La chiave è tutta qui. Mantenere coraggio e leggerezza senza perdere la paura. La Juve Stabia nel mirino. Le vespe sono l’espressione più alta di raziocinio nelle scelte. Logica ed equilibrio al servizio di un blocco monolitico. Che però teme il Foggia, l’ultima trappola prima di sprigionare i profumi del suo nettare di gloria. Le maglie rossonere, lo Zaccheria, l’andata farraginosa… tutti pensieri nebulosi che accompagnano le vespe nella trasferta di Capitanata!

Ad attenderle, c’è una squadra. Finalmente vera! Pure quando soffre l’onda d’urto del sintetico, delle assenze e del calo energetico, come accaduto a Potenza con il Sorrento.Punto d’oro con rammarico”, il titolo più idoneo per il confronto con l’undici del bravissimo Maiuri che ha segnato un pit stop nella rincorsa alla continuità di prestazione ma non di risultati. Tensione un po’ calata, un fisiologico appannamento, una lettura “scorticata” dei momenti cruciali di gioco, il “panchinamento” momentaneo dell’estro di Millico e della verve di Rolando. E gli avversari, mai dimenticare che ci sono anche loro… È il match del Viviani raccontato in pillole.

La sfida alle Vespe marcherà il ritorno in massa dell’orgoglio foggiano. La capolista resta la capolista con il suo sesquipedale vantaggio di punti. Il campo però è come la livella del principe DeCurtis, in arte Totò: appiana i ceti sociali, accorcia la strada tra il Queens e Manhattan. L’importante sarà conservare la leggerezza! Il primo Cudini fu “avvelenato” da un cocktail letale dioppressione mentale e un gruppo altamente sfilacciato. La vetta vicina, la testa appesantita da “aspettative rumorose e crescenti. L’ordine costituito (da un’estate surreale) già ribaltato, il “mantra” di un playoff inimitabile da tradurre in nuovi elevati obiettivi, improponibili (lo si è capito solo in seguito!) per chi non ne avevapiù e viaggiava ancora nel ricordo dell’impresa mancata. E la squadra che va in “bomba”, che entra in un loop perverso di logorio e impossibilità di rispondere presente all’appello dell’ambizione. E poi tutto il resto… tristemente noto!

Guai adesso, ripristinata una certa geometria della logica, a smarrire la via maestra del coraggio e della levità! Sollevarsi da terreni infidi per provare a volare di nuovo. Senza impegni o pressioni. Al netto di torbide illusioni. Solo il rispetto per la gente. Punto. Per raggiungere un tale obiettivo, però, a nostro avviso,non va persa nemmeno la paura. Quella che ha salvato il Foggia quando il tracollo pareva vicino. Quando lo Zaccheria – quasispettrale nei volti dei pochi ancora colpiti da una… “Febbre a 90°” (film capolavoro: “Non dirmi che è solo un gioco”… mitico Paul, una fusione totale di amore e follia!)tratteggiava la cornice di un quadro lugubre. Quel timore non deve essere disperso, perché ha innalzato i decibel della concentrazione e generato la rabbia nel non prendere gol e la fiducia nell’andare a “fargli male”. La necessità estrema di riscatto come motore per continuare a crescere. Per non dimenticare “chi siamo e da dove veniamo”. Solo così si può provare a fermare la Juve Stabia e a costruire un futuro diverso.

Leggerezza e paura. Elegia di un anonimo foggiano in cerca della sua anima perduta