Il Foggia e il primato: ci si può davvero credere?

i giocatori del Foggia esultano dopo la vittoria con il Brindisi (foto: Antonello Forcelli)

L’ha assaporata per una notte. È stata una meteora. Per il momento! La vetta raggiunta, l’inizio della scalata. Un paradosso ma non troppo… Era dai tempi di Stroppa che non si soffriva di vertigini. Giramenti di testa? Non pervenuti. Anzi sì: li ha patiti il Brindisi nel primo tempo nell’afoso pomeriggio dello Zaccheria. È stata appena un’apparizione fugace. Solo per una degustazione veloce. Un antipasto, forse meglio un aperitivo. Il Foggia non è la capolista. Non poteva esserlo. E – magari – è pure preferibile che adesso non lo sia. Dopo il 2-2 di Monopoli, mister Cudini aveva salutato il buon avvio di torneo dei suoi ma aveva anche detto: “Si poteva fare di più”. Segno che la palpabile soddisfazione di una piazza “rinsavita” dopo la sbornia estiva da… “ricorso a oltranza” (una fase di delirio cosmico in cui tutti si erano improvvisati azzeccagarbugli di manzoniana memoria!) non ha intaccato la concretezza del tecnico rossonero, figlio di una terra, le splendide Marche, dove si incastonano gioielli manifatturieri grazie alla cultura del lavoro e dei… piedi ben piantati a terra!

E allora ci chiediamo: ci si deve credere? Il Foggia può lottare per vincere il campionato? Noi diciamo di sì e proviamo a spiegare il perché in base agli indizi emersi sino ad oggi (e solo a quelli!).

Banalmente si potrebbe cominciare asserendo: perché la squadra è forte. Vero. Chi però la pensava così prima del confronto di Taranto? Pochi in realtà. Anche legittimamente. Il Foggia, infatti, era sconosciuto persino a sé stesso. E Cudini non aveva potuto ancora lavorare con la rosa definitiva. Di più: non aveva nemmeno avuto il tempo di conoscere alcuni dei suoi, saliti in corsa sul pullman che portava allo Iacovone. Un bravo tecnico è quello che migliora i suoi giocatori. Il buon Mirko ci pare quel tipo di trainer. La partita di Vezzoni con il Brindisi è solo l’apice di un processo di crescita che ha investito tutti: da Tonin a Salines, da Antonacci a Martini, appena per citare i piccoli grandi capolavori del «D’Artagnan» di Porto Sant’Elpidio. Che ha fatto diventare tante individualità un egregio collettivo indipendentemente da moduli o schieramenti. Si difende e si attacca in undici. Elementare Watson! 

Grandi meriti al mister, dunque, ma altrettanti ai calciatori. Parlando della Seleção brasiliana del 1982 (quella punita da Pablito Rossi al Sarriá ma rimasta nella storia come una delle Nazionali più forti di sempre!), Paulo Roberto Falcão, uno dei suoi leader carismatici assieme a Zico e Socrates, ha rivelato che uno dei segreti di quella meravigliosa squadra era che “(…) nessuno si sentiva più di ciò che era”. Ovvero tutti mettevano a disposizione degli altri il proprio talento (illimitato per molti di loro) senza creare rivalità o gelosie. Ecco, nel loro “piccolo” (e senza voler fare blasfemi paragoni!), i ragazzi del Foggia sono della stessa scuola: ognuno mette il poco o tanto che ha per raggiungere un obiettivo comune

Altro elemento che a nostro avviso supporta le ambizioni di un Foggia da vetta è il valore degli avversari. Siamo alla vigilia di una settimana che da questo punto di vista ci chiarirà ancora di più le idee: vedremo Crotone, Benevento e Picerno in rapida successione e le conosceremo meglio. Per quanto visto sinora, però, e facendo di “default” i complimenti alla Juve Stabia meritamente prima, crediamo che la concorrenza nel girone sia “giocabile”. Non c’è una lepre: chi vuole la testa, se la dovrà prendere con grinta e determinazione.

Infine il quarto e ultimo indizio. È appena uno spiffero ma che giunge da via Gioberti: il patron Canonico, che questa formazione ha comunque contribuito a costruirla (e questo non va omesso!), starebbe ritrovando un entusiasmo contagioso. Quasi virale. E ciò induce molti addetti ai lavori a pensare che il Foggia – in attesa della risoluzione che si spera sia prossima della questione Frigerio – sarà grande protagonista del mercato di gennaio. Rimanere aggrappati alle posizioni nobili di classifica sarà dunque decisivo anche in quest’ottica. Il Lecco (per il quale ci appelliamo al “diritto all’oblio”) è il passato. Quelle emozioni, invece, sono il presente e il futuro del Foggia di Cudini. Che a noi – detto francamente – piace davvero tanto!