L’atavico vizio è tornato. Calma e sangue freddo. L’ottovolante degli umori ha ripreso il suo vertiginoso saliscendi. Da rivelazione a umiliazione è un attimo. Si ripropone il cliché arcinoto nelle lande di Capitanata. C’era curiosità legittima alla vigilia del trittico con Crotone, Benevento e Picerno. Il risultato sul campo è stato insufficiente. Un punto su nove non era il bottino atteso. Ne sarebbero bastati tre in più e avremmo navigato nel mare della logica di un torneo che resta molto “nebuloso”.
C’è ovviamente delusione ed è il sentimento più puro e comprensibile. E anche il più corretto! Perché l’ambizione è il motore del miglioramento. E il Foggia di Cudini, partito tra lo scetticismo generale, aveva alimentato l’idea di protagonismo grazie all’alto profilo di prestazioni solide e intelligenti. La versatilità si abbinava alla voglia di stupire. La prima mezzora di Crotone aveva certificato forza, coraggio e organizzazione. Poi è arrivata la distrazione difensiva (e non solo!) sul gol del pari di Gomez e alcune fragilità sono riaffiorate quasi improvvise. In questo trittico ci sono stati alcuni errori pesanti con una stessa matrice concettuale: non si possono prendere, infatti, due gol come il raddoppio del Crotone e la prima rete di Picerno. Concedere il campo aperto senza copertura adeguata di spazi e uomini è stato “esiziale”. Su questo c’è da lavorare. E pure parecchio. Così come sulle fatiche strutturali del Donato Curcio (attualmente, ad esempio, il Foggia non può regalare Di Noia a nessuno, tanto meno a compagini “adulte” nei principi di gioco come il Picerno di Longo) e sulla capacità di essere più chirurgici nei momenti topici di un match. Detto questo, ci prendiamo – come parsimonioso incoraggiamento – la condotta di partita con il Benevento, limitato a un paio di conclusioni mancine (la seconda quasi “luciferina”) di Ciano. Il pari, sia chiaro, è stato il risultato più giusto visto l’andamento dei novanta minuti, ma con un pizzico di “cattiveria” (e nel caso della punizione di Embalo di buona sorte) in più si sarebbero potuti spostare gli equilibri di una contesa tatticamente eccellente ma tecnicamente imperfetta (sono state diverse le infrazioni nel palleggio e nelle rifiniture!).
La scelta dei cambi di mister Cudini ha lasciato perplessi soprattutto nel finale di Picerno, ma era la terza partita in otto giorni e alcuni calciatori (su tutti Embalo e Tounkara) hanno una gestione fisica complicata, che è difficilmente giudicabile non avendo i parametri medici e di condizione necessari per stabilire il minutaggio adeguato. Va ricordato però – per onestà di cronaca – che la perdita di Carillo a fine primo tempo e una fase di minor brillantezza di Garattoni e Rizzo hanno indebolito una retroguardia che settimane fa aveva già perso un riferimento robusto e affidabile come Marzupio. Manca un Costa: questo è elementare, non servono Sherlock Holmes e Watson per capirlo. Il sinistro e il carattere di Pippo non sono stati riprodotti e nemmeno avvicinati. L’attacco – pur privo di uno stoccatore certificato – è in potenza anche completo nelle rotazioni, ma se Tounkara e Beretta non escono dal torpore di un perenne “deficit di forma”, un «9» di categoria diventa imprescindibile (in quest’ottica – peraltro – la società sta già lavorando per gennaio).
Analizzata con un pizzico di freddezza (ma in maniera del tutto personale!) la situazione del Foggia, ci appelliamo in conclusione all’…inappellabile, ovvero alla morigeratezza (per quanto possibile) nelle valutazioni. I rossoneri hanno le qualità per ripartire e ritagliarsi un ruolo da protagonisti nel torneo, a patto di continuare a credere nel percorso iniziato in estate. Una flessione può starci, quello che non può cambiare è l’atteggiamento. Occorre essere “strafottenti” nella proposta e “diligenti” nella sua applicazione. Gli umori, dal canto loro, muteranno ancora mille e mille volte. Se così non fosse, non saremmo a Foggia. Non esporteremmo un modello «ischemico» d’amore e sensazioni. Chi cerca pacatezza, cambi meta. Qui ci piace essere viscerali. E un tantino – ci sia consentito – pure esagerati!